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Nel libro si riassume l'esperienza di un'etnografia di molti anni dentro e fuori dal set del più famoso degli esorcisti italiani: Gabriele Amorth. Nella ricerca-azione svolta nell'area metropolitana romana s'incrociano i narrati di decine di soggetti sofferenti, dell'esorcista, degli accompagnatori presenti nel set del rituale. La possessione diabolica non si configura come una sopravvivenza relegata a contesti tradizionali, ma riguarda persone di classe media, che ricorrono all'esorcista solo dopo lunghe trafile mediche e psichiatriche. Il diavolo e i posseduti imbarazzano non solo la chiesa, ma anche la psichiatria scientifica "laicista" che non riesce a curare e persino certi satanisti razionalisti. La scoperta più rilevante del libro è il fatto che la possessione sia compatibile in molti casi con una vita normale. Lo studio degli esorcisti e degli esorcizzati getta una luce singolare su aspetti sorprendenti ma nient'affatto marginali delle società post-secolari.